Il 23 gennaio 1849, Elizabeth Blackwell si laureò in Medicina. Scopriamo la vita di una pioniera della storia americana
Un tempo, le donne non potevano studiare Medicina, ed era impensabile che esercitassero la professione. Eppure, vi fu una giovane che non si arrese di fronte a quelli che erano, per l’epoca, dei dogmi incontrovertibili. Fece domanda d’ammissione a diverse scuole di Medicina, ma tutte la rifiutarono. Tutte, eccetto il Geneva College di New York.
Era il 1847 quando Elizabeth Blackwell ricevette una lettera dal presidente di facoltà, Charles A. Lee, il quale le comunicava la lieta notizia, con l’augurio di superare ogni critica riguardo alla sua scelta professionale. Elizabeth aveva trovato un sostenitore in Lee, ma il suo percorso accademico non fu altrettanto semplice: innanzitutto, il consiglio d’istituto aveva invitato gli allievi della scuola a votare in merito all’ammissione della giovane Blackwell. Gli studenti avevano votato “sì” per scherzo e non per una concessione di emancipazione. Al college, Elizabeth trascorreva la maggior parte del suo tempo isolata. Studenti e professori le rivolgevano occhiate curiose e spesso, durante le lezioni, gli insegnanti la costringevano a sedersi da sola. Elizabeth non si piegò e sfidò i pregiudizi, tanto da guadagnarsi la stima dei compagni e dei docenti.
L’arrivo in America e l’insegnamento
Elizabeth Blackwell nacque il 3 febbraio 1821 vicino a Bristol. Nel 1832, si trasferì con la famiglia in Ohio. Nel 1838 suo padre morì, lasciando la moglie e i nove figli senza soldi. Elizabeth, la madre e le due sorelle maggiori iniziarono ad insegnare; Elizabeth, in particolare, fu costretta a lasciare la famiglia per andare in Kentucky, dove aveva ottenuto un posto nella scuola femminile di Henderson. Quest’occupazione le permetteva di mantenersi e aiutare la famiglia, ma non era soddisfatta: l’insegnamento, per Elizabeth, non era una professione stimolante, benché fosse una delle poche opportunità aperte alle donne. La vita sembrava non offrirle altro che quello.
Una donna medico
Fin dalla prima gioventù, Elizabeth dichiarò di detestare qualunque aspetto riguardasse il corpo e di essere incapace di guardare un libro di Medicina, scienza totalmente estranea alle sue inclinazioni. Eppure, la medicina fu la sua svolta. Fu l’amica Mary Donaldson a darle l’idea di diventare dottore: prima di morire, dopo una lunga agonia, confessò ad Elizabeth che una donna le avrebbe risparmiato il dolore tremendo che stava provando. Le parole di Mary cambiarono non solo il corso della vita di Elizabeth, ma anche il corso della storia: la spinsero a sfidare il ruolo di genere imposto da un’epoca ancora fortemente patriarcale e maschilista. Proprio per questa ragione, il suo percorso si dimostrò fin da subito irto di ostacoli. Nonostante per volontà dei genitori avesse ricevuto un’ottima educazione, questa non comprendeva il Greco, il Latino né la minima nozione medica, fondamentale per entrare al college. Prima di preoccuparsi dell’ammissione, Elizabeth studiò per colmare le sue lacune. L’idea di aiutare gli altri, ed in particolare le donne, le dava la forza di andare avanti malgrado le difficoltà, anche di natura economica. Per mantenersi, continuò ad insegnare, ospitata da un fisico che le offrì i suoi libri e il suo supporto. Si rivolse inoltre a dei medici di Philadelphia e New York per ottenere dei consigli riguardo all’ammissione, ma tutte le risposte che riceveva erano scoraggianti. Alcuni le suggerirono persino di fingere di essere un uomo, altrimenti nessuno le avrebbe permesso di mettere piede in una scuola di Medicina. I college non smentirono l’opinione dei fisici: né quelli più autorevoli, né le scuole più piccole, fatta eccezione per il Geneva College. Qui, Elizabeth si laureò il 23 gennaio del 1849. L’evento fu tanto straordinario che i giornali dell’epoca commentarono l’accaduto. Sebbene alcuni quotidiani si espressero positivamente al riguardo, altri manifestarono la propria indignazione, con l’augurio che un simile abominio non si ripetesse. Lo stesso Lee, che aveva supportato Elizabeth in fase d’ammissione, dichiarò che in futuro non avrebbe permesso a nessun’altra donna di entrare al Geneva College, poiché ciò era causa di numerosi inconvenienti. Malgrado questo, espresse la propria felicità per il traguardo che Elizabeth aveva raggiunto.
La formazione in Europa
Desiderosa di diventare un chirurgo, Elizabeth si trasferì in Europa, spostandosi tra Londra e Parigi per lavorare negli ospedali, occupandosi di donne e bambini. Ad ogni modo, si trovò costretta a rinunciare al suo sogno a causa di un’infezione contratta all’occhio sinistro mentre curava un neonato affetto da oftalmite. La perdita della vista le impedì di approfondire gli studi anatomici e chirurgici, ma le permisero di indirizzarsi verso altri ambiti, quali l’ostetricia e l’igiene. In quest’ultimo ambito, in particolare, Elizabeth sviluppò delle osservazioni fondamentali, accorgendosi che molti decessi ed epidemie si originavano nella scarsa attenzione dei medici, che non si lavavano le mani tra un paziente e l’altro.
A Londra incontrò Florence Nightingale, con la quale condivideva idee e propositi. Nonostante alcune divergenze d’opinione e i differenti cammini intrapresi, le due donne mantennero viva la loro amicizia, fondata su una solida stima reciproca e sul desiderio di collaborare in futuro.
Il ritorno in America
Nel 1851, Elizabeth tornò a New York. Qui, sei anni dopo, fondò il New York Infirmary for Women and Children con l’obiettivo di assistere gli indigenti. Non si trattava soltanto di un ospedale, ma anche di un luogo in cui le donne medico potessero trovare un’occupazione; inoltre, la struttura offriva dei corsi per ragazze che intendevano diventare dottori o infermiere. Poiché le sue studentesse non potevano successivamente essere ammesse alle scuole di Medicina, Elizabeth decise di aprire un proprio college all’interno dell’ospedale.
Per fondare entrambe le istituzioni si era affidata all’aiuto della sorella Emily Blackwell, che aveva seguito le sue orme e si era laureata in Medicina a Cleveland, e a Marie Zakrzewska, formatasi in Germania e negli Stati Uniti.
Il lavoro in Inghilterra
Elizabeth non si fermò in America: affidò la direzione del college alla sorella e tornò in Inghilterra, con l’intento di promuovere gli stessi progetti iniziati a New York. Si dedicò a campagne per l’inclusione delle donne nella professione medica e invocò delle riforme riguardo al suffragio femminile, la sanità, la medicina preventiva, l’abolizione della schiavitù e della prostituzione. A Londra fondò un’istituzione per l’educazione medica delle donne e, nel 1871, creò il National Health Society, con lo scopo di educare le persone all’importanza dell’igiene. Il motto di queste istituzioni era: “Meglio prevenire che curare”.
Pubblicò numerosi volumi; fece grande scalpore il suo saggio sulle malattie veneree, nel quale preconizzava l’importanza della prevenzione e della formazione dei giovani di entrambi i sessi.
Grazie al suo operato, le donne medico registrate in Inghilterra divennero centinaia. La sua perseveranza fu un’ispirazione per molte ragazze, che poterono realizzare quello che qualche decennio prima sarebbe stato definito una sciocca fantasia.
Nella sua biografia, Elizabeth si espresse riguardo al suo ruolo di pioniera: non era stato facile, ma non avrebbe scambiato gli anni di sacrifici e difficoltà per tutto l’oro del mondo.
Fonti
https://www.womenshistory.org/education-resources/biographies/elizabeth-blackwell
https://medicine.yale.edu/news-article/its-national-women-physicians-day-admitted-joke