La vita di Mary Shelley, autrice di “Frankenstein”, tra opere influenti, tragedie personali e curiosità affascinanti.
Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin, è una delle figure letterarie più affascinanti e complesse del Romanticismo. Nata il 30 agosto 1797 a Londra, è ricordata principalmente per il suo romanzo “Frankenstein, o il moderno Prometeo” (1818), considerato uno dei primi e più influenti romanzi di fantascienza. La vita di Mary Shelley é ricca di dettagli e curiosità che meritano di essere esplorati.
Infanzia e Famiglia
Mary nacque in una famiglia di intellettuali progressisti. Sua madre, Mary Wollstonecraft, era una femminista pioniera, autrice di “Rivendicazione dei diritti della donna” (1792), un’opera rivoluzionaria sui diritti delle donne. Suo padre, William Godwin, era un filosofo politico di spicco, autore di “An Enquiry Concerning Political Justice” (1793). Sfortunatamente, la madre di Mary morì solo undici giorni dopo il parto, lasciando il padre a prendersi cura di lei e della sorellastra, Fanny Imlay, nata da una precedente relazione della Wollstonecraft.
La crescita di Mary fu fortemente influenzata dall’ambiente intellettuale che la circondava. La casa di Godwin era frequentata da luminari come il poeta Samuel Taylor Coleridge e lo scienziato Humphry Davy. Tuttavia, la relazione con il padre si deteriorò con il tempo, soprattutto dopo che egli si risposò con Mary Jane Clairmont, con la quale Mary non andava d’accordo.
L’incontro con Percy Bysshe Shelley
La storia d’amore tra Mary Shelley e Percy Bysshe Shelley è una delle più appassionate e travagliate del Romanticismo inglese, segnata da scandali, sofferenze personali e una straordinaria creatività letteraria.
Mary incontrò Percy Bysshe Shelley nel 1812, quando lei aveva appena 15 anni e Percy, all’epoca un giovane poeta radicale, 20. Inizialmente, Percy frequentava la casa del padre di Mary. Percy era un grande ammiratore delle idee politiche di Godwin, e la loro relazione intellettuale si trasformò rapidamente in amicizia.
Nel 1814, quando Mary aveva 16 anni, Percy era sposato con Harriet Westbrook, dalla quale aveva già avuto due figli. Nonostante ciò, Percy si innamorò profondamente di Mary. La giovane fu attratta dal carisma di Percy, dalla sua passione per la poesia e dalle sue idee rivoluzionarie sull’amore libero e l’abolizione delle istituzioni tradizionali, come il matrimonio. Entrambi condividevano un senso di ribellione contro le convenzioni sociali del tempo.
Il loro amore sbocciò rapidamente, ma fu anche segnato da difficoltà fin dall’inizio. Il padre di Mary, William Godwin, pur essendo un pensatore radicale, si oppose fermamente alla relazione della figlia con Percy, poiché questi era già sposato. Ignorando la disapprovazione del padre e della società, Mary e Percy decisero di fuggire insieme.
Il 28 luglio 1814, Percy e Mary, accompagnati dalla sorellastra di Mary, fuggirono in Francia. Il viaggio fu un’avventura piena di difficoltà, poiché i tre viaggiarono attraverso l’Europa con pochi soldi, vivendo in condizioni precarie. Percy non era finanziariamente stabile e spesso si indebitava per mantenere la famiglia.
Nonostante le difficoltà materiali, la coppia era profondamente innamorata e intellettualmente stimolata dalla reciproca compagnia. Durante questo periodo, Mary iniziò a tenere un diario, e Percy continuava a scrivere poesie, molte delle quali dedicate all’amore che provava per lei.
La relazione tra Mary e Percy fu segnata da numerosi eventi drammatici. Percy era continuamente perseguitato dai suoi creditori, e il loro stile di vita bohémien e nomade li portava spesso a spostarsi da una città all’altra. Nel frattempo, Harriet, la moglie di Percy, rimase a Londra, incinta del secondo figlio di Percy. Questo creava ulteriore tensione tra Percy e Mary, che sentivano il peso del giudizio morale della società su di loro.
Nel 1816, la situazione prese una svolta tragica. Harriet Shelley, ormai abbandonata e depressa, si suicidò annegandosi nel Serpentine Lakea Londra. La morte di Harriet fu un duro colpo per Percy e Mary, che ne furono profondamente turbati. Dopo il suicidio di Harriet, Percy e Mary decisero di sposarsi il 30 dicembre 1816, per dare maggiore legittimità alla loro relazione, sia dal punto di vista legale che sociale. Il matrimonio, tuttavia, non fu accolto con favore dal padre di Mary, che continuò a disapprovare la condotta della coppia.
Nonostante il matrimonio, la vita di Percy e Mary fu segnata da altre tragedie personali. La coppia ebbe quattro figli, ma solo uno, Percy Florence Shelley, sopravvisse all’infanzia. La morte prematura degli altri tre bambini gettò Mary in una profonda depressione e influenzò profondamente la sua scrittura, che spesso affrontava temi di perdita, morte e solitudine.
Nel frattempo, Percy continuava a scrivere alcune delle sue poesie più celebri, come “Ode al vento occidentale” e “Adonais”, spesso ispirato dalle sue esperienze di vita e dall’amore per Mary. La relazione tra Mary e Percy era caratterizzata da un amore profondo, ma anche da tensioni e conflitti. Percy era noto per i suoi ideali di amore libero, che mettevano a dura prova il rapporto con Mary. Percy ebbe diverse relazioni extraconiugali. Mary ne era consapevole ma nonostante il dolore che le causavano i tradimenti del marito, rimase profondamente devota a Percy.
Nel 1822, un’altra tragedia segnò il destino della coppia. Percy, che navigava regolarmente lungo la costa italiana, morì tragicamente in un naufragio l’ 8 luglio 1822, all’età di soli 29 anni. La sua barca, l’Ariel, fu colta da una tempesta e si capovolse al largo della costa di Viareggio. Il corpo di Percy fu ritrovato giorni dopo sulla spiaggia.
La morte di Percy devastò Mary. Avevano condiviso otto anni intensi e, nonostante i conflitti e le difficoltà, Mary lo amava profondamente. Dopo la sua morte, Mary si dedicò a preservare l’eredità letteraria del marito, curando e pubblicando molte delle sue opere postume. Scrisse anche una biografia incompiuta su di lui, e la sua dedizione alla memoria di Percy è evidente nelle lettere e nei diari che continuò a tenere fino alla sua morte.
La relazione tra Mary e Percy Shelley è diventata leggendaria non solo per la loro passione reciproca, ma anche per il loro contributo alla letteratura inglese. Il loro legame fu un connubio di amore romantico e intellettuale, in cui si influenzarono a vicenda. Percy ispirò gran parte della creatività di Mary, mentre lei fu una figura di stabilità e sostegno durante i momenti più difficili della sua vita.
Dopo la morte di Percy, Mary visse altri ventinove anni, ma non si risposò mai. Il loro amore, nonostante le sue complessità e le sue ombre, continuò a vivere nel cuore di Mary e nelle sue opere. “Frankenstein”, concepito durante i loro anni insieme, è forse il simbolo più duraturo di quell’amore tormentato e creativo.
La nascita di “Frankenstein”
L’idea per “Frankenstein” nacque durante l’estate del 1816, passata a Ginevra, in Svizzera, con Percy Shelley, Lord Byron, John Polidori e altri amici. Le giornate erano piovose e il gruppo trascorreva il tempo leggendo storie di fantasmi. Byron propose una sfida: ciascuno avrebbe dovuto scrivere una storia del terrore. Mary, dopo aver lottato con l’ispirazione, ebbe una visione notturna: vide “uno studente di arti proibite inginocchiato accanto alla cosa che aveva assemblato“. Questa visione sarebbe diventata la base del suo capolavoro.
“Frankenstein” racconta la storia di Victor Frankenstein, uno scienziato che da vita a una creatura intelligente mettendo insieme parti di cadaveri. Abbandonata dal suo creatore e disprezzata dall’umanità per il suo aspetto, la creatura si vendica, portando ad un finale tragico per entrambi. Il romanzo esplora temi come la responsabilità morale della scienza, l’isolamento, la natura umana e la sfida all’ordine divino. Pubblicato anonimamente nel 1818, molti pensavano inizialmente che fosse opera di Percy Shelley, anche se Mary ne rivendicò la paternità.
Un aspetto interessante è che “Frankenstein” è considerato un horror gotico, ma è soprattutto una riflessione sulle potenzialità e sui pericoli della scienza e dell’innovazione tecnologica. L’opera è precorritrice di molti dei temi che ritroviamo oggi nella narrativa fantascientifica, come l’etica dell’intelligenza artificiale e i limiti della scienza.
Altre opere di Mary Shelley
Oltre a “Frankenstein”, Mary Shelley scrisse diversi altri romanzi, racconti e saggi, anche se nessuno raggiunse lo stesso livello di notorietà. Tra le sue opere più importanti ci sono:
- “Valperga” (1823), un romanzo storico ambientato in Italia durante le guerre medievali. Sebbene meno popolare, riflette il suo profondo interesse per la storia e la politica.
- “L’ultimo uomo” (1826) è un romanzo apocalittico che descrive un mondo devastato da una piaga. È considerato uno dei primi esempi di narrativa distopica. Alcuni critici lo vedono come un’opera profondamente personale, in cui Mary esplora la solitudine e il lutto dopo la morte di Percy Shelley, che avvenne nel 1822 in un incidente.
- “Mathilda” (scritta nel 1819, pubblicata postuma nel 1959), una storia controversa che tratta temi di incesto e morte, riflettendo i conflitti emotivi che la tormentavano durante quel periodo della sua vita.
- “Perkin Warbeck” (1830), un altro romanzo storico che dimostra la sua capacità di intrecciare narrativa e storia.
Mary fu anche un’appassionata curatrice delle opere di Percy Shelley dopo la sua morte, lavorando diligentemente per pubblicare e preservare il suo lavoro poetico e filosofico.
Curiosità
Mary Shelley e la tecnologia moderna: in “Frankenstein“, Mary esplora il rapporto tra uomo e tecnologia, un tema incredibilmente attuale nell’era dell’intelligenza artificiale e dell’ingegneria genetica. La sua creatura può essere vista come una sorta di “prototipo” di ciò che oggi consideriamo un cyborg o una creatura post-umana.
L’influenza delle sue perdite personali: Mary affrontò numerosi lutti nella sua vita. Oltre alla madre e al marito, perse tre dei suoi quattro figli in tenera età. Questo dolore la segnò profondamente e influenzò molti dei temi cupi dei suoi scritti, tra cui la morte e il senso di abbandono.
Il suo diario e le sue lettere: oltre ai suoi romanzi, Mary tenne un diario dettagliato per gran parte della sua vita e scrisse centinaia di lettere. Questi documenti offrono una preziosa finestra sulla sua mente, mostrando non solo i suoi pensieri sulle questioni letterarie, ma anche le sue preoccupazioni quotidiane, le difficoltà finanziarie e il suo dolore per la perdita dei suoi cari.
Gli Ultimi Anni
Dopo la morte di Percy, Mary si dedicò alla cura del loro unico figlio sopravvissuto, Percy Florence Shelley, e alla sua scrittura. Continuò a vivere a Londra, mantenendo corrispondenza con numerosi intellettuali dell’epoca. Sebbene fosse conosciuta principalmente per “Frankenstein“, Mary fu anche una critica letteraria attiva e una figura culturale influente.
Morì il 1º febbraio 1851 all’età di 53 anni a causa di un tumore cerebrale. Fu sepolta accanto ai suoi genitori nel cimitero di St. Peter’s a Bournemouth.
Mary Shelley ha lasciato un’impronta indelebile sulla letteratura e sulla cultura popolare. “Frankenstein” è stato adattato in innumerevoli film, opere teatrali e spettacoli televisivi, e la figura del “mostro di Frankenstein” è diventata un’icona della cultura dell’orrore. Ma oltre al suo impatto sulla narrativa di genere, la sua vita è un esempio di resilienza, creatività e indipendenza intellettuale, in un’epoca in cui alle donne era spesso negata la possibilità di esprimere pienamente il loro potenziale.
In sintesi, Mary Shelley non solo è stata una delle prime voci della letteratura gotica e fantascientifica, ma anche una pensatrice acuta e una scrittrice profondamente influenzata dalla sua complessa vita personale.